2458: Cima Litegosa - Lagorai

Come mi capita da un anno e mezzo a questa parte - in sostanza, da quando ho iniziato a lavorare - il fine settimana rappresenta per me l'opportunità per dedicarmi alla "mia" montagna: il Lagorai.

Ultimamente sto frequentando molto la zona tra la Valle del Vanoi e il Passo Rolle. Adoro le escursioni in questo tratto orientale del Lagorai perché si tratta di un'area molto poco frequentata, ricca d'acqua, con sentieri immersi nel bosco che improvvisamente (spesso attorno i 2000m) danno accesso a pietraie scoscese, lastricati di porfido e viste a trecentosessanta gradi che non hanno nulla da invidiare a catene montuose molto più blasonate. In questo articolo vorrei parlare dell'escursione, fatta in data 1° Settembre, che mi ha portato sino alla Cima Litegosa, quota 2548m. Ecco il link del video sul mio canale YouTube: https://youtu.be/Dt4y0mWNyNE

Il punto di partenza è il Rifugio Refavaie (1116m) a Caoria. Ho iniziato a camminare al mattino presto (07.30) consapevole che il giretto che mi si prospettava non sarebbe stato così corto, soprattutto considerando il dislivello che avrei dovuto affrontare (quasi 1900m considerando la sola salita).

Dal Rifugio Refavaie bisogna prendere la mulattiera che sale subito dietro alla struttura e procedere in direzione "Lago Nero-Passo Sadole". Il primo pezzo di questa strada è un po' faticoso poiché la mulattiera in alcuni punti è un po' scivolosa a causa dell'umidità e ci sono alcuni alberi caduti che ogni tanto obbligano a lasciare il sentiero - in ogni caso, non si rischia di perdersi poiché le deviazioni sono brevissime e semplicemente ci costringono a costeggiare per brevi tratti il tracciato. Dopo aver lasciato la mulattiera, proseguendo sempre il direzione Lago Nero, il percorso è su un sentiero non molto impegnativo che attraversa il bosco fino a lasciarlo, poco prima di aver incontrato la "Malga Laghetti" - dove sono accolto da una folla festante di asini e asinelli in tripudio per il mio passaggio.

Gli asinelli tanto belli

Poco dopo la tappa asinelli, si arriva in prossimità delle indicazioni per il Lago Nero. Qui si deve proseguire dritti, in direzione Passo Sadole (sentiero 320). Il percorso è su una strada bianca, che procede senza salire in maniera eccessiva. Dopo circa 10min. (per arrivare sino a qui ci dal Refavaie ho messo un'ora) si incrocia questo cartello sulla destra:

Località Sassoi

Bisogna procedere sempre verso il Passo Sadole - le indicazioni dicono 1.00h, in realtà in 45min., senza spingere troppo, si può arrivare al passo. Inizia ora uno dei tratti più belli dell'escursione poiché il bosco inizia ad aprirsi lasciando intravvedere le cime delle montagne che ci sovrastano e circondano. Basta proseguire per qualche minuto e questa è lo spettacolo (tipico del Lagorai) che si mostra quasi all'improvviso - ad accoglierci è il Cauriol Piccolo:

Il Cauriol Piccolo

Se invece ci giriamo a "ore 8", (all'incirca, non siamo troppo precisi) rispetto alla vista di cui sopra sul Cauriol Piccolo, possiamo intravvedere la meta di questa escursione, la Cima Litegosa (lontanissima):




È tempo di riprendere a camminare. Il paesaggio è più aperto e il sentiero inizia a riprendere quota ma senza farlo in modo brusco e aggressivo. In alcuni punti si esce dal bosco, in altri si ritorna, ma per riabbandonarlo in fretta. Si giunge a 1900m circa ("Busa Sadole") da cui è possibile osservare in lontananza il Passo Sadole, lontano solo una decina di minuti. 



Il sentiero d'ora in poi lascia il bosco. In poco tempo siamo al passo (2066m). Giunto a questo punto decido di prendermi una pausa per farmi un tè caldo e apprezzare la vista alle mie spalle, su cui spicca il massiccio del Cima d'Asta (di cui parlerò in un altro articolo):



Approfitto di questa pausa anche per "visitare" i resti della prima guerra mondiale: qualche muro a secco, frammenti di bombe e proiettili in prossimità del capitello presente al Passo. Il monte Cauriol (2494m.), che si raggiunge (tenendo il sentiero da cui sono arrivato dietro di me) svoltando a destra una volta giunti al Passo, fu teatro di aspri combattimenti durante la Grande Guerra, battaglie che causarono circa 10.000 morti tra i soldati italiani (e altrettanti tra le truppe austriache). A causa dei bombardamenti la cima si abbassò di circa 6 metri!

Per raggiungere la meta di questa escursione bisogna lasciare il sentiero 320 e prendere il 321. Direzione: Forcella Litegosa. Da qui in poi, in molti punti, è ancora possibile osservare le trincee, i baraccamenti, postazioni di guerra, molte delle quali sono ancora ben conservate. Iniziano ad essere più frequenti i "sentieri di rocce", vaste pietraie e frane su cui bisogna proseguire con grande attenzione, non perché si rischia di cadere su un dirupo ma perché è facile slogarsi una caviglia o perdere l'equilibrio dato che alcune di questi grossi massi non sono così stabili come sembrano. 

Il sentiero dal Passo Sadole

Dopo circa una mezz'ora si arriva alla Busa del Castel (2250m). Un aspetto ostico del tratto Passo Sadole-Cima Litegosa è che nonostante il dislivello sia di "soli" 500m circa (considerando le due quote) in realtà è tutto un continuo saliscendi: la cima sembra non arrivare mai. Ogni volta che si inizia a salire poco dopo si torna a scendere - il tutto è molto snervante!

Dopo circa 20min dalla Busa del Castel si deve affrontare il tratto più pericoloso dell'escursione. Il sentiero è molto stretto: da un lato lo strapiombo, dall'altro la parete della montagna. Ad aiutarci una fune di metallo. Personalmente non ero dotato di imbragatura da ferrata e ho affrontato questo tratto senza grosse difficoltà. Non bisogna però prendere questi circa 50-60m alla leggera: non bisogna sbilanciarsi, distrarsi, occorre tenersi ben stretti con tutte e due le mani alla fune e fare attenzione a dove si mette i piedi. Consiglio comunque un cordino con cui assicurarsi: meglio non prendere queste difficoltà sottogamba.

Il tratto attrezzato

Superato questo tratto un po' rischioso - attenzione soprattutto con la pioggia! - si prosegue in direzione Forcella Litegosa, poco prima della quale si incontra un bivacco davvero unico nel suo genere: il bivacco Teatin. Conoscevo, solo di nome, questa baracca solamente perché so che è consigliata come punto di tappa per la Translagorai (che prima o poi affronterò...). Avevo visto solo qualche foto, dal vivo è un qualcosa di spettacolare! 

Il bivacco Teatin da fuori

Dentro lo spazio non è così stretto, ci sono due brandine, qualche candela, una finestra e l'immancabile diario del bivacco. Penso che possa essere anche abbastanza confortevole di notte, ho notato infatti che tutte le fessure sono sigillate con della schiuma per evitare che entri più freddo del dovuto. Giunto al bivacco, ho fatto una pausa per mangiare qualcosa e per gustarmi un po' la zona circostante (pianeggiante). A posteriori, vale a dire una volta che sono arrivato in cima, mi sono un po' pentito di essermi fermato quasi 45min. qui solamente per riposarmi un pochino, ma pazienza.

Vista del Monte Cauriol da una feritoia vicina al bivacco Teatin


Cima Litegosa vista dal Bivaccco Teatin

Dal bivacco Teatin si scende di una decina di metri e si prende il sentiero che ci porterà sino alla Cima Litegosa - che finalmente inizia ad avvicinarci dopo ore e ore di camminata durante le quali sembrava non far altro che nascondersi. A quota 2261m si giunge alla Forcella Litegosa. Inoltrandoci sul sentiero che porta alla meta di questa escursione si torna indietro di 100 anni e ci si ritrova immersi in un contesto bellico ancora ben conservato: le mura a secco, i perimetri delle baracche e degli osservatori sembrano emergere dal terreno e ci accompagnano lungo buona parte del sentiero. 

Mura a secco

Ho anche trovato alcuni mattoni con incise delle lettere e numeri



Superata una croce in memoria dei caduti, si prosegue sul sentiero che, sempre ben segnato, inizia a puntare in modo sempre più deciso e netto verso la Cima Litegosa. Il paesaggio è caratterizzato dai toni grigi-rossastri, non cupissimi, delle pietre e dal verde di questa sorta di licheni che ricopre le rocce stesse. Manca ormai poco alla meta: iniziano a presentarsi in modo sempre più frequente delle scale con gradini ricavati dalla roccia tanto affascinanti quanto irti, stretti e scivolosi:

Al centro, un primo tratto di "scale"

Sentiero con vista panoramica

Si prosegue sul sentiero che diventa sempre più roccioso e su frane e pietraie di porfido. Fortunatamente il sentiero è ben segnato. Bisogna però fare molta attenzione sia per non farsi male sia perché basta distrarsi un po' ed è facile uscire dal tracciato e perdere l'orientamento. Mi è capitato più di qualche volta di fermarmi e cercare con lo sguardo dove fosse il classico segnale "bianco-rosso" successivo. Con un po' di attenzione ed occhio è possibile notarne più di uno ed intuire come procede il sentiero. 

Siamo quasi in cima. Bisogna affrontare le ultime rampe di scale su roccia:

Gradini di pietra

Saliti anche questi ultimi gradini, finalmente, non si vede più la montagna salire e si nota, poco lontano, la croce di vetta. Siamo arrivati in cima - e per me sono circa le 13.30:

Croce di vetta: 2548m


Vista panoramica sulle cime del Passo Sadole


Inizio a pentirmi della pausa al bivacco Teatin perché il cielo presto si annuvola e sembra che da un momento all'altro possa iniziare a piovere. Sono a più di 2500m e, anche se sono provvisto di poncho, non posso permettermi di prendere un acquazzone a questa quota: il sentiero per scendere è molto ripido e con la pioggia è un attimo scivolare e farsi male sulle rocce. 

Mi fermo in quota giusto dieci minuti per scattare qualche foto, sfidando il cielo sempre più plumbeo, finché non sento qualche gocciolina che inizia a cadere e a sancire l'ora del ritorno:



Dalla cima ai 2100m circa, cammino sotto la pioggia che, fortunatamente, non cade "a catinelle" - ma quel tanto che basta per rendere molto scivolose le lastre di granito. In meno di due ore sono nuovamente al passo Sadole: ci ho messo più tempo di quanto pensavo ma in effetti si tratta di un tracciato abbastanza impegnativo sotto la pioggia a causa delle numerose pietre su cui si deve per forza passare e per via della discesa in molti punti parecchio ripida. Arrivo al passo Sadole (dove non sembra essere piovuto) che sono le 16.00 e da lì in un'ora e 10min sono nuovamente al Rifugio Refavaie.

In totale ho percorso 21km (tra andata e ritorno ovviamente). Il dislivello è di circa 1850m in salita (e altrettanti in discesa). Considerando il percorso, consiglio questa escursione a persone allenate e che conoscano un po' la morfologia del Lagorai. Non bisogna prendere alla leggera un'escursione simile poiché i chilometri non sono pochi e il dislivello si fa parecchio sentire. Attenzione inoltre alla ricezione del telefono: sono riuscito a scrivere qualche messaggio a casa solamente una volta preso il sentiero 321, vale a dire superato il Passo Sadole e presa la direzione verso la Forcella Litegosa-Cima. Fortunatamente il pezzo più impegnativo è proprio quello dove c'è ricezione.

Lascio qui sotto il link del percorso tracciato su WikiLoc, un'app per escursionismo che consiglio a tutti di provare (e acquistare, dato che solo spendendo la pecunia è possibile scaricare le mappe offline e seguire gli itinerari già tracciati da altri utenti): https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/refavaie-cima-litegosa-40777025

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