2206: Cima Paradisi - Lagorai

Oggi voglio raccontare un'escursione non troppo impegnativa e che può anche essere comodamente fatta in giornata - anche se nel mio caso così non è stato, dato che ho voluto approfittare del bel tempo per piantare la tenda e passare la notte in quota.

Si tratta di un trekking la cui partenza è costituita dal Rifugio Refavaie e la cui meta è la Cima Paradisi (quota 2206m, 7km di lunghezza considerando la sola andata). Consiglio questo percorso in particolare a chi volesse godere di una vista magnifica dalla cima sulle Pale di San Martino ma anche sulla catena del Lagorai e il Cima d'Asta. Non si tratta di un'escursione impossibile: il dislivello non è esiguo, è vero, ma - almeno per me - affrontabile senza un dispendio di energie tale per cui mi sia difficile gustarmi il panorama. Mi sento di consigliare la tenda perché è il modo migliore per godersi appieno il panorama magnifico che circonda il Paradisi.

Qui il video della precedente escursione e notte in tenda sulla Cima Paradisi: https://www.youtube.com/watch?v=m0xk9ONgxSM

PREMESSA

Il dislivello è di 1100m circa se si parte dal Refavaie ma, per chi lo volesse, è possibile raggiungere la Malga Fossernica di Dentro in macchina e lasciare l'auto al parcheggio. Se si sceglie di giungere fino alla malga con il proprio mezzo però è buona educazione farsi consigliare dai gestori qualcosa da mangiare o da bere. Dalla malga alla cima il dislivello è di poco più di 400m (da 1777m a 2206m).


L'ESCURSIONE

Sono arrivato al Refavaie alle 14.45. Ero già stato in tenda al Paradisi e sapevo che in meno di 3 ore sarei potuto arrivare sino alla cima. Per prendere la direzione giusta, bisogna salire sulla strada che si inerpica subito dietro al rifugio e proseguire sulla strada asfaltata sino a quando non si trova, dopo circa 5min., sulla sinistra una sorta di centrale - una struttura in cemento attaccata alla strada. Appena passata questa struttura bisogna salire su un sentiero a sinistra. Con uno spray celeste è scritto: Malga Fossernica 1.30.

Inizia ora il pezzo più impegnativo del giro di cui sto trattando. Il sentiero è su una mulattiera molto pendente che sale in mezzo al bosco e non smette di salire e ammazzare senza pietà le gambe. Si prosegue su questa penitenza per una decina di minuti fino a quando, alzando lo sguardo se si ha la forza, non si vede un capitello. Giunti al capitello si svolta a sinistra ma non si prosegue sulla forestale perché il sentiero riprende a salire, basta attraversare la strada bianca. Ancora una volta le indicazioni sono scritte con uno spray azzurro.

Indice che indica le indicazioni

Le pietre della mulattiera, a volte più presenti a volte più rade, ci accompagnano ancora per un buon tratto. Bisogna salire infatti fino a 1450m circa prima che il sentiero, sempre in mezzo al bosco, inizi ad essere più docile. Un po' alla volta il percorso diventa più godibile e, superata la fatica dello strappo iniziale (vinta la nostra guerra con la mulattiera), il sentiero è caratterizzato da piacevoli saliscendi. In un primo tratto sembra quasi di essere in un viale tutto ordinato: a sinistra gli alberi in fila, equidistanti, a destra un muretto che costeggia la stradina.

Una foto del "vialetto"

In alcuni punti si devono attraversare dei rivoli d'acqua su dei ponticelli appositamente pensati finché - all'incirca a 1650m - il bosco inizia ad aprirsi e si intravvedono i prati che circondano la malga Fossernica. Si incrocia la forestale ma si riprende il sentiero, basta attraversarla. Quindi, occorre guadare un ruscelletto un po' più ricco d'acqua rispetto a quelli incontrati sino ad ora e camminare fino a quando non ci troviamo nuovamente sulla forestale.

Giunto a questo punto ho scelto di svoltare a sinistra, camminando sulla strada. L'ultima volta che sono salito al Paradisi infatti ho provato a svoltare a destra dato che sapevo che la malga si trovava in quella direzione. Non essendo però riuscito a trovare il sentiero corretto fui costretto a tornare sui miei sudati passi. Questa volta dunque ho scelto di prendere subito la forestale che in dieci minuti (1.1km) porta alla Malga. Il percorso su strada bianca in ogni caso è piacevole poiché le macchine quasi non passano e poiché comunque è immersa nel bosco e la visuale non è poi così male (Cima d'Asta, Cauriol, Coltorondo...). 

Una volta arrivato alla malga, 1777m (ci ho messo un'ora e 20min. dal Refavaie), ho deciso di fermarmi. Il cielo era terso e libero da nuvole. Si distinguevano benissimo il massiccio del Cima d'Asta e le cime della catena del Lagorai, sulla destra. Ho approfittato della malga ancora aperta per prendermi uno yogurt con pezzi di albicocche e noci: spettacolare.
PS: dal Rifugio Refavaie sino al parcheggio della Malga, dove il telefono a fatica conquista qualche tacca, non c'è mai campo. Bisogna raggiungere la Cima Paradisi prima di riprendere ricezione, una volta lasciata la Malga.


Malga Fossernica di Dentro (1777m)


Vista dalla Malga Fossernica


Yogurt con fette di albicocca e noci (accompagnato da succo di mela)

Dopo una pausa di 20min. ho ripreso a camminare. Il sentiero che porta alla cima è un po' nascosto. Rispetto al "cancello" di ingresso della malga, è sulla destra: si deve superare il cancello e il primo stabile in legno e lo si trova sulla destra, tra lo stabile e la Malga. Il percorso, che in un primo punto presenta alcuni alberi abbattuti, continua a snodarsi nel bosco. Non è tracciato (non si trova il biancorosso del CAI) ma, come per il tratto precedente, è ben visibile e tutt'altro che nascosto o difficile da seguire.

Dopo circa 20min., a quota 1990m circa, il bosco si interrompe, scompare. Di fronte a me un panorama mozzafiato, sullo sfondo del quale inizia a manifestarsi il Paradisi. A questo punto bisogna stare un po' attenti al sentiero non tanto perché si rischia di perdersi, la cima infatti è ben visibile, ma perché è facile allungare inutilmente il tragitto per la cima. La cosa migliore è seguire il sentiero battuto che ad un certo punto inizia a costeggiare le trincee di guerra. Si possono apprezzare i prati del Paradisi, attraversati in molti punti da dei torrentelli d'acqua fresca che in alcuni punti formano delle pozze. L'ultima volta che ero salito, a metà luglio, il "giardino Paradisi" era verde e rigoglioso. Ieri invece, 15 settembre, i toni erano più ingialliti e sul verde secco.

La vista quando si interrompe il bosco

Tralasciando i dettagli cromatici, si prosegue tagliando orizzontalmente la montagna (andando in direzione Lagorai per intenderci), in sostanza camminando a filo-trincea finché non si giunge al pendio della montagna "dalla parte del Lagorai". A quel punto la trincea inizia a salire in modo più netto sul versante della montagna (svolta ad angolo retto a destra), puntando alla cima. Il dislivello da fare, rispetto al punto in cui il bosco si dirada, è di 200m circa. Occorre fare un po' di attenzione alle trincee perché alcune sembrano meno profonde di quello che sono a causa delle piante che vi sono cresciute, ma non si tratta di un tratto esposto o complesso. Una volta giunti in cima (ma mancano ancora una 30 di metri prima della croce) se ci si gira è possibile osservare quanto esteso sia il sistema di trincee scavate a mano sulla roccia. A differenza di altre montagne, la vetta del Paradisi non è aguzza ma piana. Ritrovo la croce - quota 2206m.


Il sentiero per salire alla Cima Paradisi

Una trincea ancora intatta

Foto dalla cima della trincea che si segue (da in basso a sinistra) per salire in vetta


A questo punto ho iniziato a montare la tenda: erano le 17.30 e sapevo di avere ancora 2 ore prima che il sole iniziasse a tramontare, più o meno dietro al Cauriol. Dopo aver allestito il mio sistema di riposo e protezione - tenda + materassino gonfiabile + sacco a pelo + telo antiumidità da mettere sotto la tenda - mi sono preparato la cena: couscous con tonno, e qualche tarallo.

Il cielo purtroppo era un po' nuvoloso e iniziavo a perdere le speranze di poter ammirare il tramonto sulle Pale di San Martino. Avevo deciso di salire al Paradisi proprio perché la vista è magnifica e un po' mi rattristava l'idea che alcune nuvole potessero rovinare tutto. Pazienza.

Le Pale di San Martino nascoste dietro le nuvole

Tuttavia, poco prima del tramonto, attorno alle 19.15, incredibilmente le nuvole iniziavano a diradarsi finché le Pale non si sono manifestate giusto di fronte a me. Che spettacolo!! Non esiste fatica che un panorama del genere non possa ripagare.

Le Pale di San Martino al tramonto

Dopo aver scattato qualche foto, mi sono messo a mangiare il mio couscous al tonno, senza sale, per poi buttarmi in tenda, alle 20.30. La temperatura ricordo che era scesa dai 23° delle 19.00 a 16° gradi circa.

Di notte, disturbato da una luce fioca che attraversava il telo della tenda, ho aperto gli occhi. In un quasi-raptus sono uscito dalla tenda in pigiama. Mezzo sconvolto dal sonno, ho assistito ad uno spettacolo assurdo, quasi come una visione che non si può scordare. La Luna, dietro sopra le Pale illuminava un mare di nuvole-ovatta. Le Pale, nerissime, risaltavano sul cielo blu scuro, sullo sfondo.


La Luna - le Pale - un mare di nuvole-ovatta

Ho provato a fare qualche foto ma i risultati sono stati un po' scadenti. Ancora eccitato dallo spettacolo a cui avevo assistito, a prescindere dalla qualità degli scatti, mi sono buttato a letto un po' infreddolito perché il pigiama era parecchio inumidito.

Alle 06.30 mi sono svegliato, perché sapevo che l'alba sarebbe stata poco prima delle 07.00. La mia scelta si rivelò stranamente azzeccata ed evidentemente il biglietto che avevo pagato per dormire in quota prevedeva anche un bonus: Aurora dalle dita rosate iniziava infatti ad avvolgere tutte le cime attorno a me.

Il Cima d'Asta, sulla sinistra, all'alba


La valle all'alba

Le Pale, protagoniste indiscusse di questo racconto, sullo sfondo, le ricordo nere nere nere. Dietro di loro il sole iniziava pallidamente a sorgere. Non sono mai stato così felice di aver dormito poco.

L'alba sulle Pale di San Martino

Dopo essermi quasi commosso per tutti questi regali inaspettati, ho smontato la tenda e preparato lo zaino. Colazione veloce (anche perché non avevo quasi nulla da mangiare) e alle 08.30 ero già pronto per camminare. In un'ora e mezza circa sono tornato al Refavaie, dove ho ritrovato la macchina ad aspettarmi.

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